#EWWR Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti
- Fare Verde Roma
- 22 nov 2020
- Tempo di lettura: 8 min
Aggiornamento: 7 feb 2021
21 - 29 novembre 2020
Quando acquistiamo un oggetto, niente e nessuno ci dice quanto è costato produrlo in termini ambientali. I processi produttivi utilizzano materie prime, energia, acqua, carburanti per i trasporti, consumano risorse naturali e producono “rifiuti invisibili”.
Quest’anno, la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti si concentra sugli scarti che non vediamo ma che vanno a pesare sul Pianeta. Ad esempio, se considerassimo tutti i rifiuti prodotti nella produzione, un computer peserebbe 1.200 kg, un trapano peserebbe 51 kg, un pantalone 25 kg.

Abbiamo pubblicato e pubblicheremo fino al 29 novembre un consiglio al giorno per alleggerire il peso dei rifiuti a partire dai nostri più piccoli gesti quotidiani. Perché differenziare e riciclare è importante ma non basta.
Il miglior rifiuto è sempre quello che non si produce.
Proviamo ad uscire dalla pandemia prendendoci cura di noi stessi ma anche della salute dell’ambiente.
Nessuno può pensare di restare sano in un mondo malato.
consiglio #1 "Usa e Getta"- sabato 21 novembre 2020

Di qualsiasi oggetto esiste la versione utilizzata una volta sola e poi buttata via: fazzoletti, posate, bicchieri, piatti, accendini, batterie, lenti a contatto, bottiglie dell’acqua, imballaggi di ogni tipo. L’usa e getta è responsabile di una quantità enorme di rifiuti.
Siamo arrivati ad un tale livello di inquinamento che dal 2021 in 27 Stati dell’Unione Europea saranno banditi alcuni prodotti in plastica monouso che si trovano più frequentemente sulle spiagge e in mare: bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce, agitatori per bevande, aste per palloncini, contenitori per alimenti e bevande in polistirene espanso e relativi tappi e coperchi.
La raccolta differenziata non può essere un alibi per continuare con l’usa e getta, soprattutto in plastica. Il riciclaggio della plastica è quello più difficile perché nel contenitore della differenziata ne raccogliamo molti tipi diversi mentre si possono riciclare solo le plastiche dello stesso tipo.
Anche i materiali compostabili non devono essere un alibi per continuare ad usare oggetti monouso. Gli oggetti in plastica compostabile, miscelati con avanzi di cucina, sfalci e potature, possono essere trasformati in terriccio per usi agricoli negli impianti di compostaggio. Ma non possiamo riempire gli impianti di usa e getta in plastica compostabile: il processo di trasformazione non funzionerebbe più e la qualità del compost potrebbe peggiorare.
La soluzione? Sostituire più possibile oggetti che diventano rifiuti dopo un solo utilizzo con prodotti che possono essere riutilizzati più volte e poi riciclati.
consiglio #2 "L'Acqua"- domenica 22 novembre 2020
Per consumo di acqua in bottiglia, l’Italia è al primo posto in Europa e terzo nel mondo, con 188 litri annui consumati nel 2017, contro una media europea di 117, e 206 litri nel 2018. Davanti a noi si trovano solo il Messico, dove, stando ai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, nel 2015 solo il 43% della popolazione aveva accesso ad acqua corrente sicura, e la Thailandia, dove questa garanzia era limitata al 47% della popolazione.

In totale nei 27 Paesi dell’Ue si consumano ogni anno 46 miliardi di bottiglie in plastica, tra i 7,2 e gli 8,4 miliardi sono nel nostro Paese. Decisamente troppe!
L’acqua pubblica degli acquedotti viene sottoposta a maggiori controlli rispetto a quella in bottiglia: per le acque minerali la legge prevede l’analisi meno frequenti e per un numero minore di elementi. Per togliere l’eventuale sapore di cloro dall’acqua del rubinetto basta lasciarla per un po’ di tempo in una caraffa e per essere ancora più sicuri, si possono usare brocche e sistemi filtranti.
Inizia subito a eliminare la plastica. Dove possibile, utilizza le “case dell’acqua” per riempire le tue bottiglie. Fuori casa usa sempre una borraccia.
consiglio #3 "L'Acqua"- lunedì 23 novembre 2020
La classica saponetta non ha un imballaggio in plastica, costa meno, è più pratica durante i viaggi e, se prodotta con ingredienti naturali, fa anche bene alla pelle. Si può anche produrre in casa con olio e soda.
I saponi chimici industriali contengono siliconi, parabeni e petrolati che hanno un impatto negativo sull’ambiente ma anche sulla nostra pelle.

Componenti come i siliconi non sono né biodegradabili né tollerabili dall’epidermide, poiché non hanno un’azione nutriente e idratante. Creano soltanto un micro-strato che impedisce la traspirazione della pelle dando l’illusione “immediata” di avere una pelle morbida e setosa.
Anche i detersivi alla spina sono un’ottima scelta per aiutare l’ambiente, producendo meno rifiuti, e il portafoglio, perché costano meno. Secondo un’indagine di Federconsumatori, una famiglia italiana può arrivare a risparmiare almeno 64 euro al mese e fino a 700-800 euro all’anno scegliendo i prodotti alla spina in sostituzione di quelli confezionati.
Comincia ad usare saponi naturali, magari acquistati a peso, senza imballaggi, nelle erboristerie, informati sul punto vendita di detersivi alla spina più vicino a te e sostieni Fare Verde che da sempre è impegnata affinché sia data possibilità a tutti di acquistare meno rifiuti.
consiglio #4 "Pellicole, alluminio, carta da forno"- martedì 24 novembre 2020
Negli ultimi decenni, le nostre case si sono riempite di prodotti usa e getta che hanno sostituito tessuti lavabili e contenitori in vetro: tovaglioli di carta, pellicole di plastica, fogli di alluminio, carta forno, carta da cucina si usano e si gettano continuamente creando una montagna di rifiuti.

Ma, oltre allo spreco di risorse naturali, ci sono anche rischi per la salute. Il più delle volte la pellicola è in PVC, un materiale che non andrebbe utilizzatoa contatto con cibi grassi e contenenti alcol per scongiurare il rischio che le sostanze plastificanti passino nel cibo. Il problema è legato in particolare alla presenza di ftalati, accusati del rischio di alterazioni ormonali, che vengono utilizzati nella realizzazione di queste pellicole e che potrebbero migrare negli alimenti.
Le alternative riutilizzabili e più sicure esistono, eccone alcune:
pellicole e fogli di alluminio per avvolgere cibi possono essere sostituiti da tessuti trattati con cera d’api che si modellano con il calore delle mani e si lavano dopo l’uso;
per coprire piatti, scodelle e contenitori si possono usare tappi di silicone lavabili al posto di pellicole e alluminio;
per sostituire la carta forno esistono tappetini lavabili antiaderenti di varie forme e dimensioni.
C’è sempre un’alternativa a un mondo usa e getta! Prova a cercarla subito su internet.
consiglio #5 "le capsuled el caffè"- mercoledì 25 novembre 2020
Il caffè in capsule costa in media 46 euro al Kg ma può arrivare fino a 64 euro al Kg per un buon caffè. Un ottimo caffè da commercio equo per la moka costa circa 10 euro al Kg, si arriva a 15 euro al Kg se 100% biologico oltre che solidale. Ciò significa che, per 4 caffè al giorno in famiglia si passa da circa 190 euro all’anno del caffè fatto con la moka a quasi 700 euro all’anno del caffè in capsule.
Ma a pagare un alto prezzo per la moda delle capsule è anche l’ambiente. Sono oltre 10 miliardi le capsule di caffè vendute nel mondo ogni anno, che generano 120 mila tonnellate di rifiuti, di cui 70 mila nella sola Europa. Le capsule, realizzate in plastica e in alluminio, possono richi

edere fino a 500 anni per essere smaltite e a riciclarle sono in pochi perché occorre separare la polvere dal contenitore. Nella città di Amburgo, nella lista dei prodotti vietati negli edifici dell’amministrazione comunale perché inquinanti, compaiono le capsule proprio perché sono difficili da riciclare.
Meglio utilizzare cialde compostabili da buttare con gli avanzi di cucina nell’organico o macchine che funzionano con il caffè in polvere. Esiste anche una capsula in metallo riutilizzabile che può essere utilizzata con caffè in polvere: cercala su internet.
Meglio ancora, utilizzare la cara e vecchia moka, che viene prodotta interamente con alluminio riciclato. È vero, ci vuole qualche minuto in più. Ma il caffè non è una pausa corroborante dagli affanni della vita?
consiglio #6 "la moda usa e getta"- giovedì 26 novembre 2020
La moda usa e getta è in grado di passare dal disegno dello stilista alla produzione dell’abito in soli 15 giorni, mettendo sul mercato fino 52 micro-collezioni all’anno, una a settimana!

Nel 2015, l’industria della moda ha prodotto 100 miliardi di capi per 7 miliardi di persone, causando un soprannumero di articoli del valore di 4,3 miliardi di dollari. In grandissima parte, l’invenduto diventa rifiuto che viene bruciato, provocando emissioni di anidride carbonica per 1,35 tonnellate per megawattora, più della combustione del carbone e del gas naturale.
L’industria tessile da sola crea 1,2 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno, consuma enormi quantità di acqua ed il 35% delle microplastiche presenti negli oceani provengono dalle fibre sintetiche di cui sono composti i vestiti abbandonati e dispersi nell’ambiente. Pochi sanno che abiti luccicanti, o paillettati contengano plastiche. Su 169 abiti firmati per le feste analizzati di 17 diverse marche che vendono online, il 94% è composto parzialmente o totalmente di plastica, o materiali derivati dalla plastica.
Inoltre, gran parte dei vestiti vengono prodotti in paesi dove c’è una scarsa tutela dei lavoratori e dell’ambiente.
Dicono che, in questo periodo, l’ambiente è di moda. Dimostralo scegliendo fibre naturali e abiti durevoli. Anche se costano di più all’atto dell’acquisto, alla lunga risparmi. Anche l’usato è una valida alternativa. Vestiti meglio, pensando all’ambiente.
consiglio #7 "gli sprechi alimentari"- venerdì 27 novembre 2020
Tra gli sprechi più inaccettabili della nostra società c’è quello di cibo. Oggi, nel mondo, si contano 820 milioni di uomini, donne e bambini che soffrono di denutrizione eppure ogni anno circa un terzo del cibo prodotto viene sprecato: circa 1,3 miliardi tonnellate di cibo commestibile diventa rifiuto!

All'inaccettabile danno sociale ed economico si aggiunge anche quello ambientale: lo spreco alimentare è responsabile di circa 4,4 miliardi di tonnellate di gas serra emesso nell'atmosfera e di un consumo di acqua pari a 170 miliardi di metri cubi. Se lo spreco di cibo fosse un paese sarebbe il terzo più grande emettitore di gas serra al mondo.
Secondo la FAO sfruttiamo una superficie ben più ampia della Cina, quarto paese più grande al mondo dopo Russia, Canada e USA, per produrre tutto quel cibo che non mangeremo mai.
Ecco cosa puoi fare per evitare questo spreco immondo:
Non comprare più del necessario, guarda le date di scadenza e conserva il cibo nel modo migliore.
Riutilizza il cibo avanzato: dalle polpette e panzanella con il pane raffermo alle frittate di pasta avanzata, la cucina degli avanzi è buonissima e fa parte della nostra tradizione.
Al ristorante e in pizzeria, chiedere di portare via il cibo avanzato non è una vergogna. È un gesto di cui andare orgogliosi.
Alimenta un mondo migliore e con meno rifiuti.
consiglio #8 "compra sfuso e locale"- sabato 28 novembre 2020
Oltre il 40% dei rifiuti che produciamo in casa sono imballaggi. Acquistare sfuso o alla spina consente di ridurre i rifiuti in modo considerevole ed aiuta a risparmiare acquistando la giusta quantità di alimenti ed eliminando eventuali sprechi. In Italia e all’estero si stanno diffondendo negozi che vendono sfuso o alla spina anche se purtroppo non si trovano ancora ovunque. Se vivi in una grande città è più facile trovare uno di questi negozi. Informati cercando su internet.
Ma gli imballaggi puoi ridurli anche:

• acquistando frutta e verdura con le tue borse di stoffa da produttori locali nei mercati rionali, nei mercati contadini o direttamente in azienda agricola;
• entrando in un Gruppo di Acquisto
Solidale che acquista in cassette, senza imballaggi, direttamente dai piccoli produttori;
• con i servizi di consegna a domicilio in cassette senza imballaggi che si sono diffusi negli ultimi anni, soprattutto nelle grandi città.
In questo modo, sosterrai anche produttori italiani o addirittura del tuo territorio, che con la vendita diretta potranno contare su prezzi più vantaggiosi di quelli spuntati sul mercato dei grossisti e della grande distribuzione. In questo modo unirai ecologia e impegno sociale.
consiglio #9 "una seconda vita per gli oggetti"- domenica 29 2020
In Italia si buttano ogni anno 600mila tonnellate di beni riutilizzabili così come sono, senza alcun bisogno di riparazione o altri interventi: mobili, elettrodomestici, giocattoli, libri e oggettistica di vario genere ancora in buono stato e facilmente ricollocabili nel mercato dell’usato.
Per mancanza di informazione da un lato e carenza normativa dall’altro, questi oggetti diventano rifiuti prima del tempo. Uno spreco che costa all’Italia ben 60 milioni di euro solo per lo smaltimento.

Ecco cosa puoi fare per dare una seconda vita alle cose:
dona o vendi ai mercatini dell’usato ciò che non ti serve più;
prima di acquistare un bene nuovo, prova a cercarlo tra l’usato, anche on line;
prima di buttare un oggetto rotto, verifica se si può riparare. E se compri un oggetto nuovo, preferisci prodotti facilmente riparabili;
presta o chiedi in prestito ad amici cose che si utilizzano solo saltuariamente come trapani, tagliaerba o altri oggetti presenti in casa che non hanno un uso quotidiano.
Ogni prodotto nuovo non strettamente necessario che evitiamo di acquistare non è solo un rifiuto in meno in futuro: s
ono anche meno risorse naturali impiegate e meno inquinamento prodotto nelle fasi di produzione.
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