Fare Verde interviene all'Assemblea Capitolina dedicata all'emergenza climatica
- Fare Verde Roma
- 29 ott 2020
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 7 feb 2021
Fare Verde è intervenuta al consiglio comunale del 26 ottobre sul tema del riscaldamento globale, ponendo l'accento su come Roma possa fare molto per l'efficientamento energetico dei propri edifici pubblici e privati.

Il riscaldamento globale e il conseguente mutamento del clima è una realtà.
Noi ecologisti lo sappiamo da decenni, altri hanno iniziato a capirlo troppo tardi.
Altri ancora, pochi per fortuna, continuano a negarlo oppure cercano di negare la componente antropica, cioè tentano di dire che non è colpa nostra e del nostro dissennato modello economico e sociale. Così diventa colpa delle scie chimiche, di chissà quali complotti strategico-militari, di tutto, insomma, meno che colpa nostra.
Invece, lo sappiamo dal 1972 che l’attuale modello di “sviluppo”, nato in Occidente e propagandato in tutto il mondo come il migliore dei mondi possibili, porterà direttamente al collasso prima dei sistemi ecologici e poi, di conseguenza, di quelli economici e sociali.
Nel 1972 grazie ad Aurelio Peccei, un italiano capace di grandi visioni, il Club di Roma commissionò al MIT di Boston il rapporto “Limits to the growth” (tr. I limiti della crescita), il primo modello matematico previsionale computerizzato che dimostrò l’insostenibilità di un modello che punta alla crescita infinita di produzione e consumi in un pianeta finito. Una pietra miliare dell’ecologismo rimasta inascoltata per troppo tempo.
Qualche anno dopo, nel 1986, Fare Verde disse che l’ecologia è una questione di civiltà: il problema ambientale non si risolve con filtri, depuratori e marmitte catalitiche. Dobbiamo cambiare, nel profondo, i nostri valori, la nostra cultura per ritrovare la sintonia tra la nostra specie umana e quegli ecosistemi da cui dipende la nostra stessa vita.
È da allora che cerchiamo di tradurre una visione del mondo in proposte concrete, unendo ampie visioni a progetti immediatamente realizzabili.
Siamo contenti che il tema dei mutamenti climatici abbia da un anno a questa parte una nuova centralità nel dibattito pubblico, anche grazie ai ragazzi che scioperano per il clima. Ma è troppo tardi. I dati ci dicono che il riscaldamento del pianeta è un fenomeno ormai irreversibile e che, al massimo, possiamo mitigarlo, non più evitarlo.
Di fronte al nostro fallimento, al fallimento di tutti, speriamo che almeno per la mitigazione del fenomeno del riscaldamento del Pianeta si trovi quella unità di intenti necessaria per mettere l’ecologia al centro delle nostre scelte. Per cercare almeno di evitare il peggio, perché abbiamo poco tempo ma possiamo ancora fare qualcosa.
Ma dobbiamo scendere nel campo della concretezza.
Non ci dilungheremo parlando di traffico e trasporti, perché richiederebbe troppo tempo addentrarci nelle politiche legate alla viabilità, pur consci di come questa influisca sulle emissioni atmosferiche. Va però ricordato come durante il lockdown dello scorso trimestre marzo/maggio il livello di polveri sottili ed altri inquinanti atmosferici nell’aria di Roma non si sia abbassato malgrado l’assenza totale di auto nelle strade. Questo perché un grosso tema per l’ambiente è la sostenibilità degli edifici cittadini, pubblici e privati, con i loro alti consumi, molti dei quali legati agli impianti di riscaldamento.
Non ci dilungheremo neanche sul tema dei rifiuti, preminente nella città di Roma, una cui miglior gestione chiaramente influisce sulla riduzione delle emissioni.
Roma è il luogo ideale per attuare misure di riduzione del riscaldamento globale. La capitale d’Italia ha dimensioni tali che qualsiasi intervento venga realizzato ha potenzialmente impatti rilevanti, diventando automaticamente un modello da seguire.
Un esempio. A settembre del 2008, Fare Verde propose al Presidente della Commissione Ambiente di Roma Capitale Andrea De Priamo la sostituzione degli impianti semaforici con lanterne a LED, passando dagli 80W dei semafori tradizionali ai 7W del semaforo a LED, con un risparmio fino al 90% dei consumi elettrici. Stimammo 23.000 semafori, calcolando una riduzione delle emissioni di CO2 di oltre 9.000 Tonnellate e un risparmio economico annuo di 1,6 milioni di euro più 900mila euro per i costi di manutenzione: circa 2,5 milioni di risparmio annuo !
Il suggerimento fu accolto e fu trasformato in una proposta di delibera comunale che venne approvata all’unanimità in Assemblea Capitolina, per poi divenire realtà.
Altro esempio. Qualche anno dopo, andando nelle scuole a fare educazione ambientale, notammo che troppo spesso le luci in aule e corridoi restavano accese anche di giorno, quando non servivano. Proponemmo di sottoscrivere una convenzione tra amministrazione comunale e Istituti Scolastici per condividere i risparmi sulla bolletta pagata dal Comune. A fronte di comportamenti più attenti da parte di studenti insegnanti e personale non docente, metà degli eventuali risparmi in bolletta sarebbe stato girato alla scuola per le sue attività didattiche. Un modo per risparmiare energia da subito, anche senza lavori strutturali di efficienza energetica sull’edificio, coinvolgendo e motivando anche economicamente il mondo della scuola.
Purtroppo, la proposta non venne mai realizzata anche a causa della enorme difficoltà di coinvolgere gli uffici comunali. Fu un’impresa titanica anche solo individuare le bollette di alcuni edifici scolastici. Eppure, siamo ancora convinti che attuata su Roma, questa iniziativa possa portare a riduzioni importanti delle emissioni.
Questi sono solo due esempi di quello che si può fare da subito se c’è la volontà politica di dare direttive precise alle strutture comunali.
Poi c’è il tema della riqualificazione energetica degli immobili, a partire da quelli pubblici. Perché la Pubblica Amministrazione dovrebbe sempre dare l’esempio.
Fare Verde, già 15 anni fa e senza tutti gli strumenti incentivanti di oggi, ha realizzato diversi progetti su edifici scolastici, in Italia e nei Balcani, che dimostrano come sia possibile rendere più confortevoli le aule a fronte di una drastica riduzione dei consumi energetici e delle emissioni.
L’ultimo progetto realizzato in Provincia di Avellino, a Gesualdo, ha consentito di avere un asilo nido NZEB (Near Zero Energy Building), cioè un edificio che produce da fonte rinnovabile più energia di quella che consuma.
Oggi abbiamo tutti gli strumenti per intervenire mettendo in moto anche economie virtuose e creando occupazione utile a riparare i danni di un modello insostenibile.
In particolare possiamo dare una prospettiva al settore dell’edilizia che non sia quello del consumo incessante di suolo e della cementificazione selvaggia mossa da interessi di speculazione economica, che nei decenni ha interessato troppe aree della nostra amata Roma. La famigerata Roma dei palazzinari.
C’era già, e c’è ancora, il “conto termico”. Pochissimo utilizzato, purtroppo, dalla Pubblica Amministrazione, finanzia fino al 65% delle spese sostenute per gli interventi di manutenzione sull'involucro e sugli impianti degli edifici che ne incrementino l'efficienza energetica.
C’è la possibilità di sottoscrivere “contratti di rendimento energetico” (Energy Performance Contract, o EPC) con una E.S.Co (Energy Saving Company) in modo che i costi di lavori per l’efficientamento energetico vengano ripagati dai risparmi in bolletta nel corso degli anni.
Quanti interventi ha avviato Roma Capitale sul suo immenso patrimonio immobiliare utilizzando questi strumenti?
Ancora, per i privati c’erano gli “ecobonus”, ora incrementati nel “superbonus”. Da qualche mese ci sono anche le comunità energetiche che possono rendere concreta una nostra vecchia idea: l’energia deve essere prodotta da fonti rinnovabili distribuite sul territorio tramite piccoli impianti, fino ad una dimensione domestica e condominiale.
Con l’ambizione di arrivare ad una concreta e sostanziale indipendenza energetica della nostra Nazione che avrebbe risvolti anche geopolitici riducendo la possibilità di conflitti legati al controllo delle fonti energetiche fossili.
Esiste uno Sportello energia comunale che aiuti i cittadini ad attuare la svolta energetica ? Che li aiuti a comprendere meglio e ad aderire ai tanti incintivi per l'efficientamento energetico delle proprie abitazioni ?
Le minori emissioni dei privati sono minori emissioni di tutta la città!
Intanto, non solo i tetti dei condomini ma anche quelli dei palazzi pubblici, dei ministeri, delle caserme, degli ospedali sono ancora in attesa di essere coperti di pannelli fotovoltaici.
Infine, ci chiediamo che fine abbia fatto il PAESC di Roma che doveva essere presentato a Bruxelles a novembre del 2019. Un percorso troppo lungo e troppo accidentato, iniziato 19 anni prima, nel 2009, quando La Giunta di Roma Capitale (era Sindaco Alemanno) coinvolse Jeremy Rifkin (con il prof. De Santoli di Valle Giulia) nella redazione di un master plan per la riduzione delle emissioni.
Da quel lavoro, allora altamente innovativo, venne fuori con grande fatica il PAES (Piano di Azione per l’Energia Sostenibile) che venne inviato a Bruxelles per l’approvazione. Nel frattempo, il PAES è diventato PAESC (Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima) e ci risulta che Roma Capitale abbia avviato la riscrittura del piano. Sono cambiate tre Giunte (Alemanno, Marino, Raggi), il piano è stato riscritto più volte e siamo ancora fermi al palo. Quando riusciremo a darci una pianificazione degna di questo nome?
Tra altri 10 anni sarà veramente troppo tardi.
Roma ha bisogno di una svolta che sia concreta e praticata da subito, da tutti.
Non è più tempo per le parole.
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